Violenza contro le donne: piaga a livello mondiale.

di Nicoletta avv. Capone

Le sorelle Mirabal

Il 25 novembre si ricorda la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La giornata fu istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite più di vent’anni fa in memoria delle tre sorelle Mirabal, dette Las Mariposas, attiviste politiche stuprate ed assassinate nel 1960 durante il regime di Trujillo nella Repubblica Dominicana.

Luoghi e dinamiche

Accanto alle violenze per ragioni politiche, etniche ecc., gli abusi nascono purtroppo anche all’interno della famiglia, nelle nostre case, quel luogo “sicuro” che, invece, improvvisamente diventa il più pericoloso. Le dinamiche della violenza subita inducono la donna ad una sorta di immobilismo, alimentato dalle promesse del partner di cambiare, dal timore di generare un’escalation di violenza, da insostenibili sensi di colpa dovuti alla convinzione di ‘essersi meritate’ quelle punizioni e dalla sensazione di non disporre delle risorse per affrontare il cambiamento necessario.

Si tratta, spesso, di rapporti sentimentali “malati” o, se preferite, relazioni patologiche dalle quali la donna non riesce da sola ad uscire per molteplici ragioni che hanno il più delle volte un denominatore comune: la
convinzione di essere disposta a sacrificarsi pur di essere salvifica e così, ad esempio, ripete a se stessa: “lui beve e per questo è violento, ma io lo farò curare”; oppure “ci sono i figli che hanno bisogno, comunque, di un padre e di una famiglia”.

Manipolazione psicologica

Questi atteggiamenti si insinuano pian piano nella relazione e finiscono così con l’essere accolti dalla donna, al punto da non essere più in grado nemmeno di vedere quanto le siano pregiudizievoli e minino alla radice la sua stessa identità. Al contempo la violenza psicologica causa una profonda sofferenza e parte del dolore provato dipende dal non riuscire a dare un nome a questo stato di grave disagio: la donna continua a sentirsi confusa e sofferente, ma senza capirne il perché.

La realtà dei fatti, invece, è che queste donne sono vittime di manipolazione da parte dei propri partners da lungo tempo ed a tal punto da non avere una consapevolezza del vero problema, della propria volontà e dei propri desideri.  La vittima di un soggetto abusante dubita di se stessa e dei suoi giudizi di realtà e diviene dipendente, annullando di fatto ogni possibilità di scelta autonoma. Si parla oggi di “gaslighting“.

Fenomeno in crescita

Il fenomeno della violenza sulle donne, a differenza di quanto – forse superficialmente – si ritiene, non è circoscritto alle realtà definite ‘disagiate’ o ‘chiuse’: è un fenomeno drammatico e diffuso in maniera assolutamente trasversale rispetto ad età, etnia, credo religioso, ceto sociale, di appartenenza, ecc.

Secondo il rapporto dell’OMS è dimostrato che l’abuso fisico e sessuale è un problema anche sanitario visto che colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo ed è inflitto, in primis, dal partner per il 30%, il che lo rende orribile vista la vicinanza e la fiducia, in questo caso, mal riposta.

In Italia, ad esempio, secondo l’osservatorio del Ministero della Salute, “presso alcuni Pronto soccorso in Italia si sta sperimentando un percorso speciale per chi subisce violenza, contrassegnato da un codice rosa, o uno spazio protetto, detto stanza rosa, in grado di offrire assistenza dal punto di vista fisico e psicologico e informazioni sotto il profilo giuridico, nel fondamentale rispetto della riservatezza.”
(fonte /portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4498&area=Salute donna & menu = societa)

#iorestoacasa e abusi domestici

Anche la quarantena forzata per rispetto delle restrizioni anticontagio da Coronavirus adottate dai Governi di tutto il mondo ha aggravato notevolmente il problema. Secondo il rapporto ONU c’è stata un’impennata di violenze e abusi sulle persone più vulnerabili: lo stare a stretto contatto col proprio aggressore durante il lockdown ha portato ad un aumento delle richieste di aiuto del 73%, solo in Italia (dati ISTAT), rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; il 45,3% delle vittime teme per la propria incolumità o per la propria vita; 30 sono le donne uccise da gennaio a maggio 2020.